Caterina DeL

Le Bellissime Betulle di Sergio Gatta . In tutti i disegni c’è una chiara propensione per il vero. Il voler catturare la natura senza erosioni formali che ne sgretolino la connotazione. Però l’immagine che l’occhio percepisce come sensazione, viene rielaborata. Si trasforma in un’immagine mentale. Perché il vedere dell’artista è sempre un vedere intellettuale. Le consonanze finiscono qui. In Sergio sono i tronchi i protagonisti del paesaggio che si dividono la scena: i tronchi in primo piano .
Senza che fra loro ci sia contrapposizione. Immersi in un’atmosfera sicuramente autunnale con chiari rimandi impressionistici. Specialmente nei tocchi di pennello non sovrapposti e gli arbusti che circondano la base degli alberi. Le Betulle di 
Sergio dominano incontrastate lo spazio per un effetto voluto alberi in risalto, resi mediante il non colore intersecati da tonalità più scure, vogliono condividere l’orizzonte con un cielo striato di grigio/azzurro che sembra vicinissimo. Sono forme naturali che significano più di quanto letteralmente rappresentano. Il paesaggio diventa il canale privilegiato per convogliare messaggi esistenziali e onirici. Potrebbe essere il senso di gelida solitudine che emerge dai disegni e il dipinto.Stupende opere!
                                                                       Maggio 2018

Petronio

Carissimo m.tro Sergio Gatta,non amo scrivere nei post, perché non mi piace l’esibizione. Preferisco scrivere qualche mia idea o panzana, in privato, così si evitano anche le brutte figure, il commento lo fai te, mi sono permesso di scrivere sul tuo Pinocchio e mi è uscito così L’idea destrutturante del viaggio nell’arte del m.tro Sergio Gatta
La scultura in Europa nasce in Grecia con Fidia e poi a seguire con il mosaico primigenia della destrutturazione inversa, perchè comincia la creazione con l’associazione di tessere per rendere comprensibile una composizione figurativa, ma di fatto comunque fosse la destrutturazione ha queste origini, indipendentemente dalla forma finale. L’arte contemporanea al fine di succedere come rivoluzione all’arte del 500 è conseguentemente idealizzata che si rappresenta nel capitolo della storia del 900.con l’arte moderna Alcuni nomi Giò Pomodoro,Franco Costalonga,con l’opera scultorea “cuneo con frecce”Giacometti con i suoi fantasmi, Arman con i suoi violini Pino Pascali con la demolizione della scultura,le morbide forme di Henry Moor, mentre Picasso il re per eccellenza della libertà creativa è convincente sia nella pittura che nella scultura e segna il passo nell’arte moderna.
L’arte del maestro Sergio Gatta nella sua scultura o come si usa dire oggi “istallazione”di Pinocchio, ha generato una esplosione nella cronologia dell’arte contemporanea . Superando la forma e degenerando lo spazio, coglie l’armonia e i verticalismi spezzati da forme geometriche , diversificandosi da tutto tranne dal legno … materia a cui si sente particolarmente incline per la sua appartenenza alla natura e alla versatilità caratterizzante dello stesso elemento in questo magico burattino di legno Pinocchio. . quindi, logica rivisitazione dei simbolismi astratti.
A dir poco geniale, la Sua “Idea” la dove i codici della cultura moderna non è riuscita a superare nè le divergenze sociali e ancor più quelle politiche ,incapaci di fermare questo momento storico il subbuglio dell’arte contemporanea Sergio Gatta attraversa tutte culture e i sofismi,dell’arte concettuale con il suo Pinocchio,perché fare arte ha la necessità di essere innovativa e generare il “Nuovo” altrimenti non è altro che lo sconforto del termine angosciante … “ già visto”
E’ esclusivo il maestro Gatta che ci dona attraverso la sua ricerca, un lungo solco pronto per la semina delle ultime idee alle presenti e future generazioni ci consegna i grani per la riflessione e soprattutto di quel gravissimo morbo che si chiama amore per l’arte e la creatività.

Sofia Falzone

Sergio Gatta dipinge paesaggi fantastici che rappresentano la sensazione di offuscamento del tempo e dello spazio che pervade i nostri ricordi.
Artista multidisciplinare che realizza gigantesche installazioni colorati e vivaci, per invitarci a riallacciare il rapporto con la natura ormai sempre più distante dalla nostra vita. Il mondo contemporaneo ci porta ad essere sempre più focalizzati nella vita della città e nella tecnologia mentre le forme naturali ci stanno diventando sempre più estranee. La natura per molti e’ qualcosa di esotico o alieno ed è proprio questa riflessione che l’ artista vuole condividere con le sue sculture.
Le sue istallazioni sembrano appropriarsi degli spazi come fossero vere strutture architettoniche. Nel suo processo creativo, Sergio Gatta lascia fluire le idee seguendo le intuizioni !
Si rivela sperimentatore e instancabile artista. Riesce sempre a sorprendere con nuove idee e forme di pensiero. La sua arte è in constante trasformazione e la capacità espressiva sembra essere inesauribile. Nella sua ricerca trova sempre nuove forme, ma la natura rimane la fonte delle sue creazioni. Dal grande amore e rispetto per la natura nascono le sue ispirazioni.
L’ artista ne entra in profondità, cogliendo i dettagli delle meraviglie naturali. Nelle sue opere realizza il suo modo di contemplare, da osservatore attento. L’ immagine plasmata è immersa in una luce mobilissima e iridescente da cui nasce un movimento armonico e pulsante dello spazio scolpito, che a sua volta si dilata e si espande in modo quasi illimitato. Le sue opere ci introducono in un cosmo intatto e puro, dove la natura è rimasta genuina, senza intervento umano. Questo mondo ideale di pace ci accoglie e ci fa dimenticare i problemi della vita. Per dimostrare il suo legame per la natura, Sergio prende anche direttamente tronchi e rami, li elabora e li congiunge al suo pensiero personale. La sua arte non è pura rappresentazione della realtà, ma un mondo visto attraverso gli occhi dell’anima e della memoria emotiva.”

Licia Oddo

Con piacere riporto qui il commento della gentilissima Licia Oddo che conosco come storica, critica d’arte e collaboratrice della Mondadori Cairo editori.
In una società in cui ci prendiamo troppo sul serio l’ elfo è il simbolo perfetto dell’essere a cavallo tra 2 mondi quello onirico fantasioso e quello terreno che tramite una linguaccia ironica e ruffiana lo sbeffeggia.
Complimenti Sergio Gatta veramente attraverso le tue sculture sei l’interprete più eloquente di questa società.
Febbraio 2018

Lodovico Gierut

Anche Sergio Gatta non poteva non allinearsi dal punto di vista espositivo all’ormai notissima centralità di una cittadina qual è Pietrasanta, dove ormai da decenni transitano o vi si stabiliscono o abitano molti creativi, stante l’ottimale posizione geografica, il costante flusso turistico e l’abbinamento operoso con la scultura, come con un pullulare di iniziative artistiche nelle quali convergono in democratica armonia i nomi più vari.
L’ho incontrato nel corso di una mostra di gruppo ben organizzata mesi fa dall’Associazione “Artepozzo” a lato della splendida piazza del Duomo, cioè nella piazzetta unita all’antico campanile.
S’è presentato con una serie di opere, sia sculture, sia dipinti, che mi hanno subito incuriosito: due modi diversi che però, a ben vedere – anche per un mio successivo approfondimento d’insieme – sono risultati esser la logica del suo pensiero, basato pure sulla “memoria”, cioè a dire una carta bianca che ogni artista riempie e dove scrive di sé e degli altri.
Il 
simbolo, ovvero la simbologia, è la sua pagina espressiva che nell’equilibrata sequenza pittorica sempre sostenuta da un ottimo impianto disegnativo, mette in essere il racconto di taluni agglomerati urbani del Nord Italia (interessante, quale esempio, l’“Omaggio a Ivrea”), ma non solo.
In scultura ho notato un Sergio Gatta ben diverso ma concettualmente in linea con la simbologia della memoria, stante in ciò che ho potuto vedere direttamente a Pietrasanta, poi in foto, settimane dopo.
I suoi “Omaggi all’arte preistorica” – ma il discorso mi porterebbe a fasi e a tematiche successive, qui non affrontabili per motivi di spazio – sono veramente interessanti, dato che certe “Veneri” riprendono e portano avanti il mito della cosiddetta “Madre Terra”, con l’elemento femminile in cui, nelle caratteristiche fisiche volutamente accentuate, si nota come egli abbia voluto sottolineare proprio la memoria, ma anche la semplicità della comunicazione, cioè una specie di “ritorno alle origini”, quasi a rispondere all’eccessiva fretta dei nostri giorni sovente sconquassati dal consumismo portato all’estremo.
In Sergio Gatta sosta anche la verticalità, la scelta del materiale (il legno, cioè l’albero dell’ascensione, della morte e della rigenerazione, mentre spesso è presente, in scultura, il colore marrone della 
terra nella funzione materna, feconda, con risultati autonomi che meritano un’opportuna attenzione (…)”.

Marina di Pietrasanta, 23 ottobre 2018

Lella Durando

L’albero, il suo stupendo mutare nelle stagioni, il morire per poi rinascere. Urlare la gioia nei fiori, tendere i rami rinsecchiti al cielo, farsi il fogliame a manto giallo amaranto. Un mutare sempre palpitante ed emozionante.

Piero Pagliano

 

Sergio Gatta frequentando Tullio Allemanni, Colonello e la scuola di Pippo Ciarlo, ha affinato la sua ricerca stilistica; ma ha scoperto subito una sua identità espressiva molto originale che, muovendo da una felice vena naturalistica, si è affidato a convincenti effetti simbolistici di matrice espressionistica.

Giuseppe Maria Musso

 

Nonostante gli impegni di lavoro, Gatta é diventato un’artista estroso e creativo, votato alla ricerca stilistica e contenutistica; in lui traspare, e chiaramente, la professionalità.

Antonio Ilardi

 

Gli sfondi ottenuti tramite una serie di sfumature che strappano la mente alla realtà, i paesaggi, per la vaghezza dei contorni e degli stessi colori, stimolano le facoltà immaginative dell’osservatore, lo proiettano in una dimensione atemporale ed aspaziale, la dimensione per antonomasia preclusa alla razionalità, quella dell’infinito.

Oscar Lembo

 

La pittura di Sergio Gatta rivive, in maniera fantastica la simbiosi tra l’uomo e la natura, un rapporto a volte difficile, a volte tormentato, espresso con una raffinata conoscenza del mezzo pittorico che testimoniano l’impegno e la maturità conseguita da questo artista eporediese.

Elio Magaton

 

Nei quadri di questo pittore canavesano, sia che dipinga tramonti infuocati, boschi in fiamme o notturni balenanti e corruschi, una componente nordica, quasi ossianica, che si manifesta in un fiabesco gotico, da tragenda antica[…]